È uno dei cuochi più apprezzati della Capitale, stella Michelin e oggi executive chef presso il Bistrot 64 di Roma e il Ristorante Faro a Tokyo. Kotaro Noda si forma nei migliori ristoranti del mondo ma è della cultura gastronomica italiana e delle nostre tradizioni che letteralmente si innamora.
Consapevole che da quello che mangiano dipende il nostro futuro, sceglie di fare della lotta allo spreco e della sostenibilità i pilastri portanti della sua cucina proponendo nel suo menù piatti che come si faceva un tempo nascono diversi ogni giorno in base a ciò che la natura ci offre.
Kotaro mi conduce nella preparazione di uno dei suoi piatti più celebri: il suo spaghetto di patate Burro e Alici, rivisitato in una versione totalmente vegan. Sbucciamo le patate, senza buttare le bucce. Ora è il momento di passare alla frittura.
Mi colpisce la concentrazione ed il silenzio dello chef. È come se ora i veri protagonisti della nostra cucina fossero suoni, profumi e sapori.
Tagliamo le patate in modo da ottenere dei lunghi spaghetti di circa 20 centimetri di lunghezza. Ripetiamo l’operazione anche con una patata rossa che renderà il nostro piatto ancora più saporito e colorato. Sciacquiamo gli spaghetti così ottenuti in acqua per rimuovere l’amido in eccesso e saltiamo direttamente in padella in burro vegetale fatto da Kotaro con burro di cacao, olio di cocco e pistacchi.
Insaporiamo con salsa di soia prodotta a Viterbo.
Impiattiamo in piccole scodelle giapponesi di terracotta.
Qualcuno disse che la terra non è nostra. Semplicemente la prendiamo in prestito, ma non dai nostri padri, dai nostri figli. Quello che facciamo oggi è costruire per loro un futuro migliore.