Mentre Piero (che conoscerete nel primo episodio) mi conduce in visita al centro, mi racconta cose che io semplicemente ignoravo. Ignoravo il fatto che le tartarughe devono risalire in superficie per respirare, che le tartarughe scendono in profondità per nutrirsi e che Perla stava semplicemente morendo.
Il suo stomaco era pieno zeppo di plastica.
Le tartarughe scambiano brandelli di plastica galleggiante per pezzetti di alghe (di cui si nutrono). La plastica riempie il loro addome impedendo loro di scendere in profondità.
Perla è stata fortunata. Salvata da Piero e dai suoi collaboratori è stata operata d’urgenza e riabilitata con pazienza e amore (quello che vedrete negli occhi di Francesca, biologa marina del centro di Calimera).
La plastica che stava per uccidere Perla è quella che giunge da fossi, spiagge, trasportata da piogge, mareggiate… e non c’è bisogno di pensare a cause remote e lontane dalla nostra comprensione: a galleggiare in mare aperto sono bottigliette di plastica, sacchetti di plastica, taniche…
E se Perla è stata così fortunata da trovare Piero, Francesca e i tanti amici di Plastic Free, migliaia di altre tartarughe sono semplicemente destinate a morire.
Ma sapete una cosa?
Mentre liberavamo Perla sulla bellissima costiera di Castro Marina un gruppo di ragazzi camminava lungo la spiaggia raccogliendo tutta la plastica che una mareggiata aveva portato a terra…
Mentre con gli occhi lucidi guardavamo Perla allontanarsi dalla nostra barca, un gruppo di bambini partecipava ad un progetto sul riciclo consapevole insieme alle loro maestre con un entusiasmo che lasciava a bocca aperta…
Mentre Perla tornava a casa (e lo vedrete nella prima puntata di Green Storytellers) decine di migliaia di persone decidevano con il sorriso sulle labbra di diventare semplicemente migliori.
Noi vogliamo cambiare il mondo!
#greenstorytellers