Dal 1921 ad oggi il suo obiettivo non è mai cambiato: offrire una casa e una famiglia a chi si trova in difficoltà ed essere al fianco dei più deboli. L’Opera Cardinal Ferrari accoglie 365 giorni all’anno oltre 200 persone, per lo più senza fissa dimora. Offre loro un pasto, la possibilità di una doccia, abiti, assistenza medica.
Ma davvero c’è chi soffre la fame nel XXI secolo?
Nei paesi più ricchi il cibo è diventato una merce da consumare in abbondanza e come tale si vende, si compra e si butta.
Ma c’è un problema: mentre un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo umano va perso o sprecato, l’8,9% della popolazione mondiale stando ai dati della FAO soffre la fame per un totale di 690 milioni di esseri umani, di questi 10 milioni sono bambini.
E pensare che la quantità di cibo che buttiamo è quattro volte quella che sarebbe sufficiente a sfamare tutte le persone malnutrite del pianeta.
La nostra giornata parte dallo scarico del furgone. L’Opera Cardinal Ferrari può contare sulla generosità di tanti e anche su quanto grazie al lavoro dei suoi volontari viene salvato dallo spreco alimentare. Ogni prodotto viene catalogato, immagazzinato o conservato in cella frigo per poi giungere in cucina.
Mi accorgo che in questo luogo la lotta allo spreco assume un valore differente: essa diventa la colonna portante del concetto di solidarietà.
La cucina è già all’opera e preparare un pasto ogni giorno per duecento persone non è una cosa semplice… io sarò al fianco di Rosanna, una delle volontarie più esperte. Tagliamo il pane recuperato questa mattina dai volontari e apparecchiamo con cura.
Una tovaglietta, un bicchiere, posate, coltello a destra e forchetta a sinistra anche se io continuo a confondermi… e non so il perché ma adagiare alla fine quel pezzetto di pane mi mette addosso una strana emozione… Che cosa spinge una persona a decidere di dedicare tempo ed energie agli altri e cosa ci si porta a casa alla fine della giornata?
Ci siamo! I nostri ospiti vengono fatti accomodare. Il pranzo ha inizio. Cerco di fare del mio meglio per essere d’aiuto… l’atmosfera è calda, si chiacchiera, si ride, ci si sente a casa. Uomini, donne, stranieri, italiani… chi ha bisogno trova più di un aiuto, trova una famiglia. L’Opera Cardinal Ferrari riesce ad offrire solo un pasto al giorno, ma tutto quello che avanza viene preparato e consegnato agli ospiti per la cena.
Mi raccontano che ognuno degli ospiti ha storie differenti, storie di difficoltà, di disagio, di esperienze drammatiche, storie di chi ha perso tutto ed è finito a vivere in strada. Mi raccontano che molte delle persone che ho incontrato questa notte dormiranno in stazione o su di una panchina… perché ospitare centinaia di senza tetto è impossibile…
Ma l’importante è che domani ognuno di loro troverà di nuovo un pasto caldo, troverà qualcuno per cui sono importanti…
Prima di ripartire Elisabetta vuole insegnarmi a giocare a bocce. Ha indossato il suo vestito più bello perché sapeva che ci sarebbero state le telecamere. Mi straccia due volte di seguito, ma alla terza vinco di un punto… ma è solo perché voleva che anch’io fossi contento.