Eppure molte poche cose di reale valore possono essere ottenute senza una sana, massiccia dose di lavoro e una infinita scorta di pazienza.
A Prato, il più importante distretto tessile d’Europa, il concetto stesso di pazienza (o almeno quello che io consideravo essere tale) viene spazzato via da uno degli incontri più straordinari della nostra Serie TV (e delle nostre vite).
A Prato abbiamo conosciuto uno dei mestieri più antichi del mondo: il cenciaiolo.
La vedete quella enorme massa di ritagli di stoffa? Si tratta di quanto avanzato dalla lavorazione di una ditta che produce maglioni. Il compito del cenciaiolo è esaminare pezzetto di stoffa dopo pezzetto di stoffa separando le varie tipologie di tessuto (lana, acrilico, cotone…).
Date un’altra occhiata alla foto! La vedete la montagna di sacchi che stanno alle spalle dei nostri amici seduti a terra? È solo una parte di quello che è ammassato in un vero e proprio hangar (che potrebbe ospitare benissimo un jumbo-jet). Il lavoro di questi signori è quello di verificarli a mano, uno ad uno (ad oggi la tecnologia non è ancora riuscita a sostituire l’uomo!).
Mentre accompagniamo Daniela alla scoperta di ciò che significa “tessuti rigenerati”, lei ci spiega che quello dei cenciaioli è un lavoro “di eccellenza”.
Oggi l’industria della moda è l’industria più inquinante al mondo dopo quella del petrolio. Meno dell’1% dei capi che gettiamo viene riciclato. Il problema? Compriamo e buttiamo senza limite, senza vergogna e senza responsabilità.
Li vedete quei 3 signori e quel ragazzo seduti a terra (letteralmente da ore)? Quello che loro fanno è cercare di impedire, arginare, limitare tutto questo, recuperando lana ed altri filati naturali perché vengano rigenerati.
“Il loro è un lavoro d’eccellenza” – ci dice Daniela.
Io li guardo mentre a testa bassa celebrano in silenzio un mestiere che è vecchio di oltre 200 anni e penso tra me e me che Daniela ha davvero ragione.