Vivere realmente ciò che raccontiamo
È stata la nostra prima scelta… Non volevamo semplicemente mostrare quello che saremmo andati a scoprire. “Mostrare” è quello che fanno tutti perché – ammettiamolo – è la cosa più semplice. Immaginate la scena: di buon’ora arriva una troupe composta da tutti i membri che ci aspetterebbe di vedere in un servizio televisivo e mentre un paio di operatori raccolgono immagini in giro per la location, l’unica cosa realmente necessaria è portare a casa una bella intervista e la puntata è pronta per essere montata e mandata in onda. Quattro ore più tardi il materiale tecnico viene caricato su di un furgone e tutti ritornano a casa magari in tempo per il pranzo.

In questa serie abbiamo avuto l’onore di avere tra i nostri protagonisti molte realtà e ospiti che già avevano avuto esperienza del mondo televisivo ed il loro feedback era stranamente simile. Raccontavano tutti di una esperienza interessante ma molto fredda e distante dove non era possibile creare empatia e reale scambio.

Abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso

È proprio per questo che abbiamo deciso che “Green Storytellers” sarebbe stato differente! Volevamo creare una vera empatia con i protagonisti delle storie che avremmo raccontato. Non ci bastava mostrare! Volevamo realmente vivere, perché solo vivendo in prima persona avremmo potuto comunicare quel cambiamento che anche noi avevamo sperimentato. Ogni puntata quindi non è il frutto di un incontro consumatosi in poche ore, ma il resoconto di quasi una settimana di vita vera, quella che abbiamo vissuto in occasione di ogni singolo episodio. Se “Green Storytellers” riuscirà ad emozionarvi (e a farvi riflettere) vuol dire semplicemente che la nostra decisione è stata saggia.

Photo by Ass. Moka ©

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